CHIESE DI MONTELUPO

CHIESA DEI SANTI IPPOLITO E CASSIANO
(Lastra a Signa)

Cose da vedere:
Il chiostro

LA STORIA
Della pieve di Sant’Ippolito, situata lungo il fiume Pesa a un miglio dal castello di Montelupo, si hanno notizie solo da un documento del 9 aprile 1005, quando alcune terre del piviere furono donate dal conte Cadolo alla badia a Settimo.
Anche se danneggiata alla metà del Duecento dalle scorrerie ghibelline ma dotata di ventuno suffraganee, alla fine del XIII secolo la chiesa matrice disponeva di un buon reddito, come si rileva dalle decime raccolte tra il 1276 e il 1303, sempre superiori alle 30 lire annue.
Nel XV secolo l’interno dell’edificio sacro fu arricchito di un ciborio marmoreo dell’ambito di Mino da Fiesole, ma dovevano essere stati fatti ben pochi lavori di ammodernamento (forse nel transetto), se nel 1590 il visitatore pastorale trovò la pieve, di patronato Frescobaldi, ancora dotata dell’antico altare e di una croce dipinta. Pochi anni dopo la chiesa fu adeguata allo spirito controriformista dal pievano Lorenzo Galeazzo dè Guerrini "qui aedes magna in parte erexit" entro il 1608, anno della sua morte.
Per la comodità della crescente popolazione di Montelupo, il 21 aprile 1789 fu trasferito il titolo plebano alla chiesa di San Giovanni Evangelista del castello, determinando la decadenza dell’antica sede battesimale. Ancora oggi, nonostante i restauri del 1967, la pieve è in stato di abbandono e il complesso canonicale è pericolante.

LA CHIESA
La pieve dei Santi Ippolito e Cassiano ha iconografia a croce commissa con navata unica coperta a tetto, transetto voltato a botte e abside semicircolare.
La facciata a capanna, a cui si è aggiunta quella dell’oratorio con un’operazione "cuci-scuci" della muratura, comprendeva un portale architravato, con arco a tutto sesto leggermente falcato e lunetta a conci di pietra serena, e un’elegante bifora (obliterata dal finestrone seicentesco) di cui si notano soltanto gli archivolti bicromi in marmo e serpentino, di tipo pistoiese.
Il fianco settentrionale è completamente nascosto dalla fabbrica dell’oratorio rinnovato in epoca barocca, mentre quello meridionale è completamente visibile. Nella muratura di quest’ultimo, a bozze di calcare disposte a filaretto e contenuta da conci di arenaria spianati ad ascettino, si aprono tre monofore a doppio strombo e archivolto monolitico. Più in basso si notano, entrambi tamponati, il portale laterale, analogo a quello principale, e una più recente monofora in laterizio.
Sul braccio meridionale del transetto s’imposta la tarda torre campanaria, mentre dalla tribuna ha inizio il complesso, canonicale, che comprende un bel chiostro con palazzetto due-trecentesco in laterizio. L’interno, liberato dall’intonaco e coperto da capriate lignee, mostra i segni di più interventi costruttivi.
Sotto l’antico pavimento, quotato un metro più in basso di quello attuale, si sono trovate le tracce del primitivo edificio, di dimensioni più piccole.
La costruzione del nuovo organismo cominciò probabilmente dal corpo orientale, realizzato in conci di arenaria. L’abside, in cui si apre una monofora a doppio strombo, è ricassata dall’arcone di accesso con risega, ed è realizzato in mattoni, così come la calotta. La muratura pseudoisodoma s’interrompe al braccio sinistro del transetto per riprendere con la stessa tessitura a filaretto del paramento esterno.
Con i restauri del periodo rinascimentale fu rialzato il pavimento, tamponata la cappella destra ricavandovi la sagrestia e fu incorniciato l’arco di quella sinistra. Altri interventi riguardarono gli accessi alla compagnia e la decorazione a fresco della lunetta in controfacciata.

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